martedì 7 marzo 2023

Il mio viaggio a L'Havana (Day 1)

 Piccola premessa: non sono un influencer o una guida turistica, quindi non devo e non voglio convincere nessuno di qualcosa. Questo vuole essere solo un diario di viaggio, il mio diario di viaggio, nel quale scrivere come voglio quello che voglio, senza troppi filtri e seghe mentali o le mie solite 1000 revisioni del testo da perenne insoddisfatto. 

Il diario di un viaggio sognato per trent’anni e rinviato più volte per le ragioni più disparate: opportunità, possibilità, pigrizia e, da ultimo, la pandemia, che mi ha fermato quando avevo quasi un piede in aeroporto.

 

Nel frattempo, da quei primi anni ’90 ad oggi, è cambiato tutto.

 

È cambiato il mondo, con la dissoluzione dell’Unione Sovietica e la trasformazione della Russia in una oligarchia energetica (quando si dice la legge del contrappasso) guidata da un padre-padrone che la governa con i metodi acquisiti nella sua precedente attività (qualcuno lo definisce un mix tra Nicola II e Stalin, non sbagliando di molto), e la Cina in cui vige ormai da anni una sorta di comunismo capitalista, che ha trasformato un ossimoro in un sistema economico che (un po’ ad intermittenza) le garantisce una crescita che pare inarrestabile.

 

E’ cambiata l’Europa, con molti paesi dell’ex “blocco sovietico” che sono divenuti delle democrazie (o presunte tali), l’Europa orientale trasformata nell’ennesimo “giardino di casa” (anche se backyard rende meglio l’idea di barbecue, camicie a fiori e Budweiser) degli Stati Uniti ed i partiti comunisti riciclatisi in partiti socialdemocratici piuttosto sbiaditi (quando va bene) o in accozzaglie democristiane pseudo-progressiste come nel caso dell’Italia (se a quel tempo avessi pensato che quanto nato alla Bolognina sulle ceneri del PCI sarebbe finito nelle mani di Renzi, mi sarei dato del matto del solo).

 

È cambiata Cuba, con la morte di Fidel Castro e l’abbandono della guida del Paese da parte del fratello Raul, e gli echi della Revolution sempre più flebili e lontani.

 

Soprattutto sono cambiato io: il ragazzo poco più che ventenne, pieno di energie ed ideali che voleva scoprire il mondo, ha lasciato il posto ad un uomo poco più che cinquantenne piuttosto stanco, acciaccato e disilluso, con due (splendide) mogli, due (meravigliosi) figli e qualche scimmia sulle spalle.

 

L’unica cosa che non è cambiata è questo cazzo di piratesco (cit.) e criminale bloqueo.

 

Ok, basta pistolotti, promesso (se, va be’).

 

P.S. Il budget per questo viaggio è il regalo dei miei amici per il mio 50° compleanno, ideato ed organizzato (il regalo, non il viaggio) da mia moglie. Sì, lo so cosa qual è la prima cosa che viene in mente, ma la risposta è molto semplice: ho degli ottimi amici ed una moglie splendida (l’avevo detto, no?!).

 

 

Data astrale 632023 (day 1)

Roma-Parigi-L’Havana

 

Quello che avrei dovuto prendere il 14 marzo 2020 sarebbe stato uno degli ultimi voli diretti Roma-L’Havana operato da Alitalia, che aveva programmato di chiudere la rotta alla fine di quello stesso mese. Poi la pandemia, Alitalia ha definitivamente (?) chiuso i battenti, ITA non sa né cosa fare da grande e né se ci diventerà mai, sta di fatto che per volare a Cuba bisogna fare scalo.

 

Dopo una rapida cernita, circa sei o sette mesi fa ho comperato il biglietto per un volo Air France via Parigi in Premium economy (1.400 euro circa); qualche tempo dopo, girovagando in rete, la notizia che non ti aspetti (e che Alitalia, o la società che per essa gestisce il programma Millemiglia, si era ben guardata dal diffondere): i punti Millemiglia si possono nuovamente utilizzare per l’acquisto di voli Air France!

 

Che botta di culo. E chi te manna??

 

Va bè, per farla breve, ho annullato il volo in Premium economy, completamente rimborsato, e, con i punti che avevo accumulato prima della dipartita di Alitalia, ho acquistato un biglietto in Business class alla stratosferica cifra di… 400 euro.

 

Ergo, non solo si viaggia in Business, ma con i soldi risparmiati mi ci pago praticamente l’intera vacanza! L’unico inconveniente è stato quello di dover rinviare il rientro di 3 giorni, ma è un sacrificio che si può sopportare…

 

Insomma, nella vita ci vuole anche un po’ di culo.

 

Nei viaggi a medio raggio, la differenza fondamentale tra la classe Economy e la Business la noti al momento del pasto: invece delle stoviglie in plastica e dei tovaglioli di carta, in Business i piatti sono fatti di piatto, le posate di posata, i bicchieri di bicchiere ed i tovaglioli di tovagliolo, la qualità del cibo è decisamente superiore, e gli assistenti di volo, (generalmente) già gentili di loro, sono ancor più cortesi ed attenti. Piccolo appunto per Air France: non c’è la possibilità di scelta dei menù, quindi, se sei vegetariano, mangi quello che puoi ed il resto lo rimandi indietro (cosa che io odio con tutte le mie forze).

 

Il discorso cambia radicalmente quando si parla di voli a lunga percorrenza, dove l’accoglienza e l’attenzione verso il passeggero sono veramente al top, ma la vera differenza la fa lo spazio a disposizione ed il confort di viaggio: sedile che si sdraia completamente e si trasforma in letto (credo che al ritorno mi farò uno quei sonni…), schermo grande dove poter vedere un gran numero di film (credo ce ne saranno stati almeno una trentina, quasi tutti piuttosto recenti), cuffie on ear di ottima qualità che isolano completamente dai rumori esterni, molti spazi per riporre le proprie cose.

 

Come dicevo, anche qui l’attenzione ai particolari ed alla soddisfazione del passeggero non mancano (Champagne di benvenuto, Champagne dopo il decollo, Champagne quando vuoi, etc) e la cena è stata davvero di buon livello, annaffiata con ottimi vini (francesi, ca fa sans dire). A differenza del Roma-Parigi, qui c’era la possibilità di scelta tra diversi menù (dal Kosher all’indiano, dal menù per celiaci a quello senza lattosio, dal vegano all’onnivoro), salvo poi ritrovarsi del sashimi di salmone nel menù vegetariano e sentirsi rispondere che non avevano a disposizione un antipasto vegetariano, quindi… niente antipasto. Un po’ una caduta di stile, ma sopravviveremo.

 

Tra i due voli, una menzione particolare la merita la Lounge Air France dell’aeroporto di Parigi: un luogo talmente accogliente che ci sarei rimasto tutto il giorno (e infatti stavo per perdere il volo per L’Havana): cibi di ogni tipo, bevande, vini e liquori a non finire, che saranno di grande aiuto quando, nel viaggio di ritorno, dovrò passarci tipo 8 ore.

 

Tornando al volo, dopo una decina di ore, 3 film ed una buona quantità di alcool ingurgitata, ecco spuntare dal nulla La isla maravillosa y rebelde.

 

La prima cosa che ho notato e che mi ha provocato un piccolo tuffo al cuore è stata che l’isola era buia, maledettamente buia, abituato come sono a volare di notte sopra l’Italia, con città ben illuminate che si susseguono senza soluzione di continuità a formare uno spettacolo meraviglioso.

 

In aeroporto le varie trafile burocratiche si sono svolte senza problemi e piuttosto velocemente, ed appena uscito ho trovato ad aspettarmi l’autista mandato da Yurgen, il padrone dalla casa particular dove alloggerò per i prossimi 4 giorni, che mi ha portato in città con la sua auto.

 

Ecco, le auto. Penso che sulle automobili che circolano a Cuba si potrebbe scrivere un libro, e se mi andrà gli dedicherò un po’ di spazio nei prossimi giorni, però nel vederle nel parcheggio dell’aeroporto e lungo la strada per L’Havana ho riprovato la stessa sensazione già provata osservando il buio dell’isola. Non so con precisione quale, ma era la stessa.

 

Va bè, come primo giorno credo possa bastare, il resto nelle prossime puntate, sempre su questi schermi.

P.S. Non so se sia colpa delle restrizioni, della linea internet o della mia quasi totale incapacità, aggravata dal fatto che non scrivo su questo blog da 10 anni, ma in questo momento non riesco a caricare le immagini. Tenterò di risolvere in qualche modo, oppure bisognerà accontentarsi dello scritto.

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