mercoledì 29 gennaio 2014

Doping. Intervista al dr. Tredici

E, per la serie: al peggio non c'è mai fine, ecco le anticipazioni su un'intervista rilasciata, sempre a "Le iene show", dal Prof. Giovanni TREDICI, responsabile medico del Giro d'Italia. Fonte: Cyclingpro.it


Lucci: Lei ha fatto 30 anni di Giro d’Italia. Non ha visto la situazione raccontata da Di Luca?
Professor Giovanni Tredici: Non è tutto cosi come dice Di Luca.
Lucci: Se lei vedesse cose strane, buste di sangue, fiale, cose che non vanno bene, lei denuncerebbe?
Professor Giovanni Tredici: Non è compito del medico.
Lucci: Ma se lei vedesse queste cose non le denuncerebbe?
Professor Giovanni Tredici: No, perché il medico è tenuto ad una privacy.
Lucci: E’ come il prete che sa il peccato…
Professor Giovanni Tredici: Sì, certo. Il mio compito è un altro. Devo convincerlo a non doparsi.
Lucci: Sì, però lei verrebbe a conoscenza di un illecito. Non dovrebbe denunciarlo?
Professor Giovanni Tredici: Io non posso e non devo.
Lucci: E le sono capitati casi simili in cui s’è accorto che qualcuno si dopava?
Professor Giovanni Tredici: Non rispondo a una domanda del genere perché non è corretta.
Lucci: E non ce lo dice se le è capitato qualche caso?
Professor Giovanni Tredici: No, non lo dico.

martedì 28 gennaio 2014

La mia Maratonina dei 3 Comuni



Domenica, a Nepi, era in programma la Maratonina dei 3 Comuni (22,3 km), ed io non ci sarei dovuto essere.
 
Già, perché domenica è stato anche il (secondo) compleanno della piccola Dita, ma alla fine, grazie ad un permesso speciale concessomi dalla mia compagna speciale, ho deciso di partecipare, con la promessa di rientrare in caserma a casa il prima possibile.
 
Arrivato a Nepi intorno alle 8:00, provo una strana sensazione: nonostante la nottata resa praticamente insonne dalla tosse della piccola festeggianda, la levataccia alle 6:30 e la temperatura di -1°C, ho voglia di correre!!! Avete capito bene: non di tornarmene a letto con una scusa, ma di correre...
 
Dai, ti prego, ESCI DA QUESTO CORPO!!!
 
Vabbè, passiamo oltre. Dove eravamo arrivati? Ah, già, alla temperatura.
 
Come al solito ho portato con me l'intera collezione primavera/estate/autunno/inverno di abbigliamento per la corsa, quindi posso scegliere quello più adatto all'occasione che, come accennato, si presenta un tantino complessa: temperatura -1°C, cielo nuvoloso ma con qualche sprazzo di sole, zona e percorso collinare, con una lunga salita al 13°km.
 
Sai che c'è? provo a dare (più o meno) retta a Piastrella, e parto abbastanza leggero, ma con abbigliamento "a cipolla": maglia termica a maniche corte, canotta della società (obbligatoria), manicotti, guanti, bandana/scaldacollo in cotone indossata in modalità cappello, calzoncini a mezza coscia e gambali, con l'idea di scoprirmi quando la temperatura avesse raggiunto livelli da animale a sangue caldo.


 
In zona partenza incontro gli ormai inseparabili compagni di Zona Cambio: Stefano Strong, Enrico Grisù, i GentiLEE bros, Giorgio The bridge, Sara Saetta, Antonio e Max Bertaccini (ZC ad honorem); qualche minuto di riscaldamento, poi la partenza.
 
Non conoscendo il percorso, ed avendo sentito parlare di altimetrie non troppo simpatiche, saluto Strong ed il gruppo "élite", che intendono partire a 4:15/km, e mi avvio con Giuliano e Max su ritmi decisamente più ragionevoli, tra i 4:30 ed i 4:40/km.
 
 
 
Sin da subito Giuliano ci dice di andare, e, dopo poco, sono costretto a salutare anche Max a causa di un paio di soste dovute ad un laccio della scarpa che non ne vuole sapere di rimanere legato: va bene che non sono più abituato ai lacci tradizionali, usando oramai esclusivamente quelli elastici, ma su una scarpa da 135 euro mettetecelo un cazzo di laccio che non si scioglie ogni 5 minuti. Ovviamente, per allacciare le scarpe, via i guanti...
 
Dopo i primi chilometri di "mangia e bevi" mi rendo conto che le gambe vanno alla grande, senza troppa fatica, ed i tempi sembrano incoraggianti, rimanendo costantemente intorno o al di sotto dei 4:20. "sarei dovuto partire con Strong", mi ripeto, ma col senno di poi...
 
Al 10° km, a Civita Castellana, inizia una discesa piuttosto ripida, al termine della quale, al 13° km, inizia la salita più temuta dell'intero percorso: 2 km abbondanti col cuore in gola, ed i tempi che si impennano di conseguenza, seguiti da un altro paio di chilometri di ascesa più abbordabile, ma che non permette mai di recuperare completamente. Si inizia a sudare sul serio, quindi giù i manicotti.
 
Giusto per notizia, nel km più duro della salita prendo "solo" 10" da Stefano Strong. E so soddisfazioni...
 
Al 18° km la "svolta" della gara: mentre sono oramai impigrito e rilassato sul ritmo da "zona di confort" (intorno ai 4:30 alto), vengo affiancato da due concorrenti della Podistica Solidarietà che, per spronarsi reciprocamente, mi prendono come target, tentando a più riprese di staccarmi.
 
E no, cari i miei furbacchioni, non ci pensate proprio: sto mica qui ad asciugare gli scogli, o a farmi prendere per il culo da voi!!! 
 
Giù una marcia, via 10"/km e vediamo chi schiatta prima... Il tira e molla dura circa 1 km, fino a quando i due non si arrendono e vengono definitivamente ed inequivocabilmente staccati ed umiliati: ECCHECAZZO, non si sveglia il cane che dorme!!!
 
Già che ci sono, e visto che oramai l'arrivo è vicino, decido di continuare per vedere quanto riesco a sopravvivere, raggiungendo e superando un paio di gruppetti (quello in foto è uno di questi) e  tagliando il traguardo con una volata solitaria,  insolitamente soddisfatto in 1h39'15", con una media di 4:27/km; peraltro, ma devo ancora controllare i parziali, probabilmente ho fatto anche il PB sulla distanza della 1/2 maratona. Alla 3 Comuni!!! ma ci pensi!?!?!
 
Aggiornamento: PB su 1/2 maratona (1h34'52"), 20 km, 10 miglia e 15 km, ed ultimi 2 km in 4:17 e 4:23!!!
 
E pensare che non ci sarei dovuto neanche essere...
 
Come degna conclusione della rilassante giornata, una bella festicciola in casa con 18 bimbi di età compresa tra 1 e 3 anni, i rispettivi genitori, qualche parente e... Peppa Pig!!! Auguri, Culodritto.
 

mercoledì 22 gennaio 2014

Doping. Intervista a Danilo Di Luca

Un paio di mesi fa ho pubblicato un post su Danilo Di Luca ed il doping in generale, lasciando delle domande senza risposte (lo trovi qui).

Ora, per la serie: ho perso le parole, ecco alcuni stralci dell’intervista allo stesso Di Luca che andrà in onda stasera alle 21.10, a “Le Iene show”. Fonte: Cyclingpro.it

I commenti li lascio a voi...



Iene: Oggi cosa sei?
Di Luca: Un radiato.
Iene: Cioè?
Di Luca: Un ex atleta che non può più gareggiare in competizioni sportive.
Iene: Perché?
Di Luca: Perché sono stato trovato positivo tre volte ad un controllo antidoping.
Iene: Ma sei l’unico? Non ci sono altri ciclisti radiati?
Di Luca: Credo di no.
Iene: Per questo sei stato il più punito tra tutti i ciclisti del mondo. E adesso cosa può succedere?
Di Luca: Potrei anche andare in galera.
Iene: Quando hai incontrato il doping?
Di Luca: Sulla ventina d’anni, più o meno.
Iene: Perché?
Di Luca: Ero sempre un vincente e vincevo spesso. Quando poi sono passato dilettante ho visto dei corridori che avevano corso con me fino al mese prima, che il mese dopo diventavano più forti di me.
Iene: E tu ne hai parlato con loro?
Di Luca: Prima sì, 10 anni fa si parlava.
Iene: E adesso non più? Perché?
Di Luca: Perché una volta c’era tra virgolette ignoranza in questo, invece con il tempo e con tutti gli scandali che sono successi ognuno fa le cose per sé e di questo non se ne parla più.
Iene: Quando i ciclisti parlano di doping tra loro?
Di Luca: Quando si è in gara.
Iene: Cioè?
Di Luca: Quando si è in gara succedono tante cose. Una gara dura 5/6 ore e in quelle 5/6 ore non sei sempre concentrato, non sei sempre, come diciamo noi in gergo, “a tutta”.
Iene: Non sei sempre “a tutta” ma lo sanno tutti?
Di Luca: Questo no, perché il doping, nel ciclismo, il 99% delle volte è personale.
Iene: La prima volta che l’hai fatto ti sei sentito in colpa?
Di Luca: No, mi sono sentito come gli altri.
Iene: Spiega meglio.
Di Luca: Tornavo ad essere il Danilo Di Luca che vinceva le corse.
Iene: Quindi ti sei dopato perché non vincevi più?
Di Luca: Sì.
Iene: E cosa hai fatto?
Di Luca: Innanzitutto mi sono informato.
Iene: Con chi?
Di Luca: Sempre con i medici.
Iene: E cosa ti hanno detto?
Di Luca: Che ci sono determinati tipi di sostanze che, assunte in maniera giusta, ti fanno aumentare di quel 5-6% la prestazione fisica.
Iene: Quali sono queste sostanze?
Di Luca: La più famosa è l’EPO.
Iene: Tornando al medico, ti dà una ricetta?
Di Luca: No, il medico ti consiglia. Non ti può dare una ricetta perché, essendo un prodotto dopante, non si può prescrivere.
Iene: Il medico ti consiglia?
Di Luca: Ti spiega più che altro come vanno fatte.
Iene: E tu cosa fai?
Di Luca: Tramite l’ambiente del ciclismo cerchi di trovare quel tipo di farmaco.
Iene: Queste medicine le compri tu? Con i tuoi soldi?
Di Luca: Certo.
Iene: E quanto costano?
Di Luca: L’EPO 3/4.000 euro.
Iene: E come si prende l’EPO? Sono pastiglie?
Di Luca: No, sono iniezioni.
Iene: Che si fanno quando?
Di Luca: Prima si poteva fare anche tutti i giorni, adesso no perché viene scoperto nell’esame antidoping.
Iene: L’EPO più vicino alla gara lo fai meglio è?
Di Luca: No, questo no. È una cura che bisogna fare per il periodo di tempo che si ritiene opportuno per poi essere al 100% della condizione.
Iene: Per usare una metafora ciclistica, chi va più forte? Il doping o l’antidoping?
Di Luca: L’antidoping rincorre il doping, però il doping è sempre un passo avanti.
Iene: E dopo quanto arriva l’antidoping?
Di Luca: Di preciso non lo so, però penso un paio d’anni.
Iene: Un ciclista può prendere l’EPO senza saperlo?
Di Luca: Penso di no.
Iene: Per cui chiunque venga trovato positivo all’EPO sa di averlo preso?
Di Luca: Ma..sì.
Iene: Il doping che ti sei fatto ti ha creato problemi fisici?
Di Luca: No, non dà dei problemi. Innanzitutto il doping non è una droga, quindi non si è dipendenti. Secondo, il doping fatto in maniera corretta non fa male all’organismo.
Iene: Sicuro?
Di Luca: Ha solo vantaggi fisici e basta.
Iene: E se si esagera?
Di Luca: Se si esagera, a lungo andare il farmaco fa male al fisico.
Iene: Come fai a saperlo?
Di Luca: Me l’ha detto qualcuno, perché è letto sui libri di scienza e perché è sulla mia pelle.
Iene: Oltre all’EPO si parla di sacche di sangue, di trasfusioni. È tutto vero?
Di Luca: Le trasfusioni sono vere.
Iene: È da considerarsi doping?
Di Luca: Certo. Puoi fare a meno dell’uso dell’EPO e usi la sacca. E nei controlli non vengono trovate.
Iene: Come funziona? Cosa fa un ciclista?
Di Luca: Si toglie il sangue e dopo, quando ne ha bisogno, se lo rimette prima dell’appuntamento.
Iene: Questo sangue viene trattato?
Di Luca: Alcune volte sì e alcune volte no, dipende.
Iene: E perché qualcuno se lo cambia?
Di Luca: Perché rendi molto di più.
Iene: Quindi cambiarsi il sangue e prendere l’EPO cambia i livelli in campo?
Di Luca: Il doping non cambia i livelli in campo. C’è perché c’è per tutti e uno si adegua, ma se non ci fosse il doping per nessuno i risultati sarebbero sempre gli stessi.
Iene: Per essere concreti, sui 200 ciclisti che partecipano al Giro D’Italia, normalmente quanti si dopano?
Di Luca: Secondo me il 90%.
Iene: Quindi c’è un 10% pulito?
Di Luca: Un 10% a cui non interessa in quel periodo il Giro D’Italia, che prepara altre gare e quindi non fa uso di doping.
Iene: Quindi tutti quelli che ambiscono alle prime posizioni nel ciclismo devono necessariamente fare uso di doping?
Di Luca: È impossibile non fare uso di doping e arrivare nei primi 10 al Giro D’Italia.
Iene: Per cui possiamo dire che qualsiasi ciclista vincente non può non aver fatto uso di doping?
Di Luca: Almeno una volta credo proprio di sì.
Iene: Esiste un’abilità nella scelta del doping migliore?
Di Luca: È uguale per tutti.
Iene: Perché?
Di Luca: Perché i farmaci sono quelli. Poi magari capita, raramente, che esce un farmaco nuovo, che conosce solo un corridore, che è uscito in quel periodo e che magari riesce, solo in quella gara, ad essere superiore a tutti dal punto di vista del doping. Ma non è detto che vinca.
Iene: Quando ci si dopa? Prima di una gara?
Di Luca: Prima sì.
Iene: E durante?
Di Luca: Durante è sempre difficile.
Iene: Perché?
Di Luca: Si può fare ma è difficile fare.
Iene: Quindi si può vincere anche da puliti?
Di Luca: Tra virgolette puliti, perché comunque l’hai fatto prima
Iene: Se lo fai prima rischi di meno?
Di Luca: C’è chi rischia di più e chi rischia di meno, come in tutte le cose.
Iene: Gestire il doping è difficile e tu non sei stato bravissimo.
Di Luca: Bravo, esattamente.
Iene: Hai fatto tutto da solo o ti hanno aiutato?
Di Luca: Un po’ e un po’.
Iene: Stai ammettendo le tue colpe, ma nessuno lo fa.
Di Luca: Nessuno ammette no. È normale, ognuno fa le sue cose.
Iene: Allora cosa dici a chi “fa le sue cose” e non ammette?
Di Luca: Che loro sono comunque consapevoli di quello che io dico. Il doping c’è e ci sarà sempre. E che comunque per fare sport ad alto livello bisogna aiutarsi.
Iene: C’è in giro la voce che il Viagra aiuta?
Di Luca: È una grossa stupidaggine. Se si usa il Viagra, non lo si fa per migliorare le prestazioni, ma quando fa freddo. Essendo un vaso dilatatore con il freddo ti riscalda il corpo.
Iene: Ma aumenta le prestazioni?
Di Luca: Secondo me no.
Iene: L’hai mai provato?
Di Luca: No, non ho mai provato il Viagra.
Iene: Fra tutti quei campioni positivi al doping, cosa pensi di Armstrong?
Di Luca: Armstrong, quando sono stato trovato positivo, ha parlato anche di me dicendo che ero uno stupido.
Iene: Perché ti ha dato dello stupido?
Di Luca: Perché mi ero dopato. Però io Armstrong lo conosco: ha vinto 7 Tour De France e li avrebbe vinti comunque, anche senza doping. Anche lui si è adeguato.
Iene: Conosci qualche ciclista che non si è adeguato?
Di Luca: No, mai conosciuto.
Iene: Pensi di aver danneggiato il ciclismo con la tua positività al doping?
Di Luca: Sicuramente non è stata una cosa bella.
Iene: Dopo che sei stato squalificato la prima volta, quando sei rientrato come ti ha accolto l’ambiente?
Di Luca: Non ho mai fatto nomi, ho sempre spiegato come funziona il doping ma non chi faceva doping. Quindi sono stato accolto come se non fosse successo nulla.
Iene: C’è qualcosa di cui ti sei pentito?
Di Luca: Sicuramente di essere stato trovato positivo.
Iene: Hai capito dove hai sbagliato?
Di Luca: Nel calcolare i tempi.
Iene: Cioè?
Di Luca: È questione di ore. Magari 5 ore prima o 5 ore dopo e non sarei risultato positivo. Però non c’è una matematica certezza.
Iene: E rispetto ai tuoi colleghi che l’hanno fatta franca cosa pensi?
Di Luca: Che sono stati più bravi di me.
Iene: La tua famiglia come l’ha presa?
Di Luca: L’ha presa male, sicuramente.
Iene: Succede che ci siano delle combine nel ciclismo?
Di Luca: Certo che succede: magari c’è un finale di gara con 5 corridori, c’è un corridore che si sente più forte degli altri, perché è più veloce degli altri e parla con un altro corridore che non è un suo compagno di squadra: “Ti do tot se mi tiri la volata. Ti do tot se mi vai a prendere quello che scatta”.
Iene: Te l’hanno mai proposto?
Di Luca: Sì, l’ho fatto.
Iene: E ti hanno pagato?
Di Luca: Sì, mi hanno pagato.
Iene: Succede che qualcuno non venga pagato?
Di Luca: Sì, come no.
Iene: E poi cosa succede?
Di Luca: Non so cosa succede tra di loro, qualcuno va a finire anche male.
Iene: Cosa fai adesso?
Di Luca: Io adesso ho un negozio di bici, costruisco bici.
Iene: Com’è la storia delle bici col motore? È possibile?
Di Luca: Certo che lo ritengo possibile.
Iene: Cioè? Spiegaci.
Di Luca: Lo ritengo possibile perché c’era troppa differenza. Il doping non ti può dare quella differenza.
Iene: L’hai mai vista una bici col motore?
Di Luca: Il motore so com’è fatto. Sono stati inventati credo 5/6 anni fa, si possono inserire dentro la bicicletta, quindi sono molto piccoli. Possano dare 150 watt di potenza.
Iene: E non se ne accorge nessuno? Non ci sono i controlli?
Di Luca: Prima non si facevano perché non si sapeva. Quando si è iniziato a vociferare di questo motorino hanno iniziato.
Iene: Può esistere un ciclismo senza doping?
Di Luca: Potrebbe esistere perché comunque i valori in campo sarebbero gli stessi, però secondo me non esisterà mai.
Iene: Cosa faresti?
Di Luca: Liberalizzarlo forse sarebbe la soluzione migliore, ma secondo me è abbastanza improbabile.
Iene: E allora?
Di Luca: Si va avanti come si è sempre andati: chi sbaglia e viene pizzicato viene squalificato

lunedì 20 gennaio 2014

La fortuna.


Oggi parliamo di: Fortuna.
 
"Talvolta, soprattutto quando si attraversano periodi storici particolarmente burrascosi, si ha l'impressione che ci sia un Destino che domini la realtà e l'uomo non abbia altra possibilità che quella di accettare la sorte e sottomettersi ad essa.
Ma l'uomo possiede la libertà, per cui è più corretto attribuire alla Fortuna solo la responsabilità della metà delle cose che ci capitano. Dell'altra metà i responsabili siamo noi. La fortuna aiuta gli audaci".
N. Machiavelli, Il Principe, cap. XXV

 
Per un ateo (agnostico?) razionalista come me, che non crede nell'esistenza di alcun tipo di entità superiore o alle varie superstizioni, è ovvio che la fortuna (e, necessariamente, il suo contrario) non esista.
 
Certo, esistono eventi "fortunati" o "sfortunati", ma solo nell'accezione di accadimenti più o meno statisticamente probabili: una vincita alla lotteria o al Superenalotto non avviene perchè hai accarezzato il tuo fantastico corno rosso intinto nell'acqua di Lourdes, o perchè hai giocato i numeri dati dalla trisavola apparsa in sogno, ma perchè, per quanto improbabile, quella combinazione di numeri, nel lungo periodo, prima o poi sarebbe uscita.
 
Allo stesso modo, se un pallone colpisce la traversa invece di infilarsi all'incrocio dei pali, non lo fa perchè il portiere o l'attaccante sono entrati in campo saltellando su una gamba sola, facendosi il segno della croce e baciando l'erba del campo (fantastico quando religione e superstizione si uniscono...), ma perchè il tiro, sia pur di poco, era male indirizzato.
 
Certo, sapere che qualcuno ha perso un aereo perchè il taxi ha bucato o la sveglia è suonata tardi, quando poi quell'aereo è caduto, fa gridare alla fortuna (o al destino, o alla volontà divina, che sono poi la stessa cosa vista da angolazioni differenti), me se ci si ragiona un pò su si comprende che ci sono migliaia di persone che ogni anno perdono treni, aerei o navi per i motivi più disparati, e che molti di quei mezzi di trasporto, nello stesso lasso di tempo, subiscono incidenti anche gravi: quando le due probabilità si incontrano, ecco che abbiamo il nostro avvenimento fortunato (o sfortunato, per quelli a cui la sveglia è suonata in tempo...).

Insomma, a mio modo di vedere, i vari accadimenti, positivi o negativi che siano, sono legati tra loro da nessi di causalità; allo stesso modo, è ovvio che essi non possano essere causati o evitati da persone, santoni, maghi o fattuchiere, o attraverso amuleti, riti scaramantici, grattate di co... o e varie ed eventuali.
 
Ok, se ne potrebbe parlare all'infinito, ma non è questa sede. Voglio invece raccontarvi una storiella -
in tre brevi episodi - a proposito di fortuna, coincidenze e fortunate coincidenze...
 
Primo episodio. Il 15 dicembre, dopo molti tentativi,  Stefano "Strong", Gianluca "Master", Marco "Piastrella", Fabio "Ironmanzi" (o Ironpig, come ama appellarsi dopo le abbuffate natalizie), Luca "LucaOne" ed io riusciamo finalmente ad organizzare un'uscita in bicicletta sulle strade del litorale romano.
 
Ora, chi lo conosce, e segue le sue avventure tramite il suo blog, sa che Strong non è molto fortunato con gli pneumatici ed anche quel giorno, sulla via del ritorno, il nostro prode non si è fatto mancare l'ennesima foratura della ruota posteriore.
 
 
 
Per fortuna, proprio il giorno precedente ero stato da Decathlon, dove avevo acquistato un fantastico "gonfia e ripara" che, dopo un paio di tentativi di rigonfiaggio andati a vuoto, è stato utilizzato per riparare il danno. Tutto è bene ciò che finisce bene.
 
Secondo episodio. Il 5 gennaio, mentre ci preparavamo per correre il "Gran Premio Vallelunga", Strong mi ha restituito una bomboletta "gonfia e ripara" identica a quella che gli avevo fornito per riparare la foratura di cui vi ho parlato prima.
 
"A Stè, lascia perde, tanto è 'na rota (appunto): magari la prossima volta servirà a me..." gli ho detto, forte del fatto che, fortunatamente, non avevo mai bucato una ruota della mia bdc; Stefano ha comunque insistito, e, alla fine, l'ho accettata di buon grado.
 
Terzo ed ultimo episodio. Il giorno successivo, il 6 gennaio, altra biciclettata di gruppo, questa volta con IronManzi, Lucaone e Stefano "Sberni" (in pratica, 3 motociclette...).
 
Mentre uscivo da casa, mi sono ricordato di aver tolto la borsetta degli attrezzi da sotto la sella della Slice, e l'ho rimessa al suo posto; poi, dopo aver chiuso la porta, mi sono ricordato anche della bomboletta restituitami da Strong il giorno precedente, quindi sono rientrato in casa, l'ho cercata, trovata ed infilata nella tasca posteriore della maglia.
 
In ascensore, ricordo chiaramente di aver prensato: "Tutta 'sta roba m'appesantisce e basta. Spendi un milione di euro per una bici da crono, poi esci bardato come un albero di Natale. Manco bucassi tutti i giorni come Strong...".
 
E infatti, per fortuna, tutta quell'ambaradan non mi è servito a nulla.
 
Perchè, fortunatamente, ho bucato a 30 metri da casa, al rientro dall'allenamento...
 
 
 
 
The end.
 

lunedì 13 gennaio 2014

Sguardo.




Yo oh! La gloria! Corre nell'aldilà, nel mondo. Vivo o morto, lei ti seguirà! (cit. Pirati dei Caraibi)


Quante cose in uno sguardo.

Mi ha emozionato, fatto gioire, saltare sul divano, urlare come un idiota davanti alla tv.

Ha visto salite che sembravano muri, e le ha domate, muri di persone che lo osannavano, e le ha infiammate. Archi di Trionfo, trionfi, vittorie, sconfitte. Imprese epiche e oblio.

Poi provette fantasma, cappelli con la fiamma, microfoni, gatti grigi, Jeep, tutori, chiodi, montagne, prime pagine, addii, ritorni, rabbia, sconcerto...

Infine un letto, un comodino, una finestra sulle spiagge della sua Romagna. Poi più nulla.

Oggi quello sguardo avrebbe compiuto 44 anni. Ed io non riesco a smettere di guardarlo.

venerdì 10 gennaio 2014

Nonsolosport. La forma dell'acqua.

 AVVERTENZE E MODALITA' D'USO

Se avete cinque minuti da perdere, mettetevi comodi e leggete le poche righe che seguono; se invece avete fretta, e nel poco tempo a disposizione avete voglia di leggere solo di sport, allora lasciate stare, saltate a piè pari questo post.
Perchè io scrivo solo per il gusto di farlo, spesso su argomenti di cui non importa proprio a nessuno, e lo faccio a mio modo, reinterpretando la grammatica secondo il mio personalissimo gusto. E a culo tutto il resto.




Oggi parliamo di: Parole.

"Parole, son parole, e quante mai ne ho adoperate 
e quante ancora lette e poi sentite,
a raffica, trasmesse, a mano tesa, sussurrate,
sputate, a tanti giri, riverite,
adatte alla mattina, messe in abito da sera,
all'osteria citabili o a Cortina e o a Marghera.
"



Così inizia una spendida canzone di Francesco Guccini intitolata, guarda un po' che caso, "Parole".


Già, le parole... mi affascinano da sempre; ma, in fondo, cos'è una parola?


"Tecnicamente" è poco più di  un insieme di onde sonore o di tratti, singolarmente insignificanti, che, attraverso la membrana timpanica o gli occhi, s'insinua nei meandri oscuri del cervello, dove viene decodificata, interpretata, mescolata e, infine, immagazzinata.

Una parola può essere vacua e priva di contenuto, inutile, eccessiva, volgare, soave, stridente; può accarezzare come la mano di un bimbo, trafiggere come un gladio, sollevare come una corrente ascenzionale o far sprofondare nella disperazione come sabbie mobili, accompagnare o rendere soli, può essere data per sancire un accordo o essere infranta.

La parola, tuttavia, trova la sua sublimazione non in solitudine, ma in compagnia di un numero variabile di sue simili, traformandosi quindi in parole che compongono frasi, concetti, discorsi.

Le parole, a loro volta, assumono "la forma dell'acqua" (cit.), ovvero del loro contenitore, divenendo così romanzo, canzone, lettera, trattato, saggio, relazione; vengono espresse  in poesia, "politichese", linguaggio scolastico, burocratico o giornalistico, discorso da trivio o accademico.

Ed ancora, vengono diffuse nelle forme più svariate quali libri, giornali, riviste, dischi, cartelloni pubblicitari, trasmesse per radio e televisione, tramandate di bocca in bocca. O pubblicate in rete.

Da qui, il passo per addivenire al perchè di tutte queste parole inutilmente digitate in questo altrettanto inutile post, il passo è breve: in rete, (troppo?) spesso, le parole assumono la forma del blog.

Esistono numerosissime tipologie di blog, dedicati ai più svariati argomenti, ma credo che le finalità che spingono gli autori a dedicarvi del tempo sia sostanzialmente una: la condivisione delle conoscenze e delle esperienze quotidiane. Che poi, spesso, finiscono per coincidere.

E torniamo alla  mia personale "forma dell'acqua", ovvero ai blog che costituiscono una parte importante delle mie quotidiane letture.
In principio fu Strong - scovato per caso in rete mentre ero alla ricerca di un allenatore - con il suo stile scanzonato, il suo approccio molto "easy" al - a volte troppo serioso - mondo del triathlon e le sue eccezionali descrizioni dei più improbabili personaggi che affollano il mondo dello sport e la vita quotidiana.

Da lì, vampirizzando il suo blogroll, mi sono imbattuto in un mondo a me totalmente sconosciuto, con la possibiltà di saltellare allegramente di blog in blog, di vita in vita, di palo in frasca...

E così ho "conosciuto" Franci Semper Adamas ed i suoi racconti di  esperienze di sport e di vita, tra prìncipi e principini (ot: torna, ti aspetto...), Marieddu, i suoi Gremlins ed il suo "approccio proletario" al triathlon, le Velleità del suo conterraneo Lorenzo Pisani, con lo stile inconfondibile, ironico e pungente dello sportivo buffettaro, IronGuzzo e le sue secchiate di adrenalina.

Poi Gianluca, Giancarlo, Marco e Giorgio,  peraltro compagni di squadra di Zona Cambio, Igor Nastic ed i suoi scritti in forma di prosa, Pelo Di Giorgio ed Omar Di Felice con le loro Ultra avventure, Ame Bonfanti ed i racconti di Ironman che sembrano passeggiate sul lungomare, Bastianella con le crono-sgasate alabardate; ed ancora campioni affermati, tapascioni come me, allenatori di grido, smanettoni, anarchici, smanettoni anarchici e tutti gli altri esemplari di varia umanità che sono entrati a far parte della MIA blogroll e, in parte, della mia vita.

Già, perchè da ognuno di loro, dalle loro parole, ogni giorno apprendo qualcosa di nuovo sul triathlon, sul ciclismo, sulla corsa, sullo sport e sulla vita, imparo ad allenarmi, a non mollare, a comprendere quanto sia faticoso portare avanti una casa ed una famiglia quando il partner è fuori a giocare all'atleta, a mangiare biologico e/o vegetariano; perchè le loro parole mi gasano, mi motivano, mi stimolano e, soprattutto, spesso, mi emozionano.

A volte, invece, come nel mio caso, le parole assumono la forma del nonblog, perchè non sono codificatamente e tempestivamente aggiornate. Ma questa è un'altra storia. ;-)

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...